Modello e metodo

Il Metodo: Analisi Transazionale e Psicoterapia Integrativa con elementi di Bioenergetica

Il Modello è il mio riferimento teorico che riguarda le competenze che utilizzo per orientarmi nella conoscenza del paziente e nella diagnosi del problema. Il metodo è l’insieme delle tecniche e degli strumenti terapeutici che utilizzo nel percorso clinico.

Dell’Analisi Transazionale mi stanno a cuore i concetti di Stati dell’Io e Copione
Concetti non unici, ma centrali nella definizione della funzionalità e disfunzionalità psicologica del paziente.

Gli Stati dell’Io spiegano la struttura di personalità secondo l’AT, le caratteristiche che dicono chi sono io, come funziono dentro di me e nella relazione con l’altro.

 

Quando incontro un nuovo paziente mi chiedo “quali sono le specificità psicologiche di questa persona? Come si presenta psicologicamente? Qual è la sua sintesi tra modelli genitoriali di cura e esperienze infantili?

Gli Stati dell’Io

Secondo l’Analisi Transazionale la struttura di personalità è suddivisa in tre parti collegate tra di loro, gli Stati dell’Io.

Lo Stato dell’Io Genitore:
l’insieme dei sentimenti, pensieri e comportamenti che abbiamo “appreso” dai genitori o dalle figure genitoriali di riferimento.

Lo Stato dell’Io Adulto:
l’insieme dei sentimenti, pensieri e comportamenti relativi a ciò che sta avvenendo nel qui ed ora, è ciò che utilizzo nel presente come persona adulta.

Lo Stato dell’Io Bambino:
l’insieme dei sentimenti, pensieri e comportamenti che si riferiscono all’età in cui eravamo bambini.

Il Copione

È un modello, uno schema, una struttura di funzionamento che si origina, nelle sue specificità centrali, nell’infanzia fino all’adolescenza. Il copione si ripete inconsapevolmente nell’età adulta, in modo svincolato dalle situazioni del presente e dalle risorse della persona adulta. Il copione riguarda l’insieme delle decisioni inconsapevoli che vengono prese per orientarsi nel mondo, sono le istruzioni per stare al mondo: “qual è il mio destino?; che cosa si aspettano gli altri da me?; come devo essere, come mi devo comportare per essere accettato, amato; le persone sono….”

La strutturazione del copione è un processo lento, complesso, indispensabile e fortemente influenzato dalla rispondenza dei modelli di cura alle esigenze affettive del bambino. Per esempio, la decisione copionale “devo cavarmela da solo” può essere frutto di scarsa sintonizzazione ai bisogni relazionali del bambino da parte delle figure di cura. Quando la situazione di distanza, delle figure di riferimento si ripete sistematicamente e in modo prolungato, il bambino può “decidere di non avere più bisogno”, di negare le proprie necessità affettiva e di contare solo su se stesso, “quando ho bisogno non c’è nessuno, devo cavarmela da solo”. 

Viene definito Copione proprio perché, come il copione teatrale, viene deciso, “scritto” e ripetuto inconsapevolmente, automaticamente, a prescindere dalle situazioni esterne. Conseguenza di tale copione, nella vita adulta, potrà essere una generale diffidenza verso l’altro, il ritiro sociale, una forma di aggressività auto o etero riferita, l’incredulità verso chi mostra amore sincero.

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La maschera che ci protegge. G

Quando incontro un paziente mi chiedo: “quali sono le “gabbie” copionali della persona che ho davanti a me? Quali gli automatismi nel pensiero, nel comportamento che ha appreso nell’infanzia e che ripete oggi, inconsapevolmente, anche se gli creano sofferenza e sono incoerenti alla situazione attuale, alle sue risorse di persona adulta?

I bisogni relazionali

Per poterci completare abbiamo bisogno degli altri. Il bisogno di relazione è un’esperienza primaria che motiva il comportamento umano. Tutte le persone sperimentano i bisogni relazionali, essi sono presenti in ogni relazione, sono attivi per tutta la vita, non si esauriscono e sono la base della nostra umanità” (Erskine 2014).

Scrive Erskine, fondatore dell’orientamento Integrativo.
Ogni bambino, ogni persona, per crescere, ha bisogno di relazioni in cui l’altro sia coinvolto, presente, sintonizzato. Erskine individua otto bisogni relazionali: sicurezza, capacità di dare valore all’altro; accettazione; mutualità; definizione di sé; avere impatto sull’altro; avere l’iniziativa da parte dell’altro; esprimere amore verso l’altro. Le definizioni appaiono semplici e di immediata comprensione, sottendono però concetti profondi, sofisticati, relativi alle esigenze relazionali e di sviluppo psicologico del bambino.

 
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Lo spazio del mio studio è pieno di storie, emozioni, presenze, è umanamente denso e i pazienti, gli allievi me lo rimandano con alcuni doni.

Quando incontro un paziente in studio mi chiedo: “quali bisogni relazionali sono rimasti insoddisfatti e quali invece corrisposti? Per quale motivo? Che impatto ha avuto e ha attualmente, tale mancanza o soddisfazione del bisogno, nella vita del paziente?

La visione evolutiva del problema psicologico del paziente

La visione evolutiva del problema psicologico del paziente è un altro concetto centrale nella Psicoterapia di Erskine
Quando lavoro con un paziente mi chiedo: “che età ha, da un punto di vista anagrafico, la ferita psicologica che la persona mi mostra?”, “a quali risorse emotive, razionali ha abdicato per trovarsi nella situazione di sofferenza di oggi? qual è stato il blocco nel suo sviluppo? E perché si è presentato?”. 

 

La lettura del corpo

La Bioenergetica mi accompagna trasversalmente nel mio lavoro, sempre, nella diagnosi e nel trattamento. Grazie alla Bioenergetica osservo il corpo, la struttura, l’espressività, la postura, la gestualità. Sono voci mute che denotano lo stato psicologico del paziente, la sua storia e le sue trasformazioni nel corso del trattamento.
La Bioenergetica mi ha insegnato ad osservare e leggere il corpo da un punto di vista espressivo, psicologico.

“In cammino sulla spiaggia”, Olio su tela, novembre 2020, Erica Lucchi per Silvia Allari

Il mio Metodo

Quello che propongo nel mio lavoro di psicoterapeuta e didatta è l’integrazione tra quella che sono, le mie esperienze di vita e quello che ho studiato e praticato.

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Una parte del mio studio.

Il piano temporale di lavoro è duplice: il presente e il passatoLe persone si rivolgono a me per risolvere il problema di oggi, quindi il presente diventa il centro del lavoro. 

Per comprendere la causa, per evitare che il problema si ripeta, si rende necessario individuare i nodi, le trappole del passato. La storia della persona, con le specificità che ho descritto nel modello, mi permette di lavorare per liberare il paziente dalle ripetitività alla base della sua sofferenza.

Un esempio clinico descritto in un mio articolo può spiegare nella pratica quanto appena espresso. L’articolo, pubblicato sulla Rivista Internazionale di Psicoterapia Integrativa, tratta il percorso di psicoterapia di un mio paziente nel setting individuale e di gruppo.